Piero Donatini

Recensioni

audio mp3 Recensione delle opere del Maestro Piero Donatini a cura del Prof. Giorgio Falossi (audio mp3).

2010

Dall'11 /12 è in corso la mostra di opere del Maestro Piero Donatini.

Sono contenta ed onorata che mi abbia chiesto di presentarla, perché lo stimo molto e come artista e come uomo, ne ammiro la passione sempreverde che lo anima nel dedicarsi all'arte, il desiderio costante di cercare nuovi mezzi espressivi, di creare emozioni. L'arte è per il Maestro lo strumento affidabile, rivelatore per indagare la realtà, in cui egli stesso è immerso: una realtà urbana in cui è sempre più difficile riconoscersi, perché fondata su valori effimeri e materiali.

Ognuno vorrebbe diventare protagonista in essa, non per il bene della società, ma soltanto per una propria affermazione personale basata sul potere soprattutto economico. Tali infatti sono i modelli che recepiamo attraverso i media e, nel tentativo d’imitarli, gli individui appaiono omologati gli uni agli altri, uniti in una folla indistinguibile che si muove come una massa lavica, spesso senza meta alcuna, attraverso la natura, che permane imperturbabile ed universale con il suo ciclo vitale.

Angoscia e Frenesia

Angoscia e Frenesia (2010)

Una natura rappresentata da colori intensi, caldi, talvolta rarefatta, violata dalle esalazioni delle auto, delle industrie, ma sempre dominante a contrasto con le masse grigie ed uniformi di quegli uomini che vagano tra i grandi centri commerciali dove tutto si consuma in breve tempo e frettolosamente come le notizie riportate dalla stampa, quei giornali gratuiti distribuiti in città e che sfornano informazioni superficiali, lette e consumate nello stretto giro di un bus o di un viaggio in treno, poi buttate e dimenticate, come tutto si consuma, si butta e si dimentica oggigiorno.

L'arte di Donatini è capace di analizzare e svelare tutto ciò, di trasferire a noi quelle emozioni nate nei suoi momenti creativi, grazie anche ad una continua ricerca di una forma essenziale e di una tecnica originale ed innovativa. Ci tengo a sottolineare l’originalità del Maestro, che pur nascendo da una cultura accademica , consapevole di tecniche e contenuti tradizionali, ha sempre cercato una strada personale, nel desiderio di non essere catalogato in alcuna corrente artistica, ma di essere individuato e riconosciuto per se stesso e per il suo stile nel dipingere.

La pennellata un tempo morbida, rarefatta, sfumata, si è fatta sempre più materica: guardando, noi abbiamo la sensazione di toccare quelle superfici traslucide dai colori intensi che sembrano spaccarsi per inghiottire le masse od aprirsi per espellerle all'esterno, la struttura compositiva pare sfaldarsi e va di pari passo con ciò che avviene della nostra società; tutto nelle ultime tele si fa sempre più sintetico per arrivare il prima possibile al nucleo del contenuto e la texture (tessitura) appare più rabbiosa, energica, come dettata da una repulsione per ciò che avviene nella realtà, ma pur sempre con la speranza del recupero di quella vitalità che è insita nell'universo.

Prof.ssa Gabriella Gubellini sulla postra Mostra a Molinella (11/12/2010)

2009

quadro la piazza

La Piazza (2009)

È la seconda volta che visito una mostra di opere del maestro Piero Donatini e a Medicina nella suggestiva cornice della Chiesa di S. Maria del Carmine, come la prima volta l'anno scorso nella Repubblica di S. Marino sono rimasta affascinata dal senso del colore che appare nei suoi quadri, tutti nessuno escluso, che suscitano sensazioni pressochè tattili di vivere quelle tematiche, quegli ambienti, che lui dipinge.

Colori che ci proiettano in un'atmosfera onirica, simbolica del nostro tempo, ora rarefatta e nebbiosa come l'alba, ora densa di vapore infuocato, come le plaghe di un deserto sconfinato nel quale si muove una folla di uomini senza volto, senza identità: lunghi cortei che si snodano, serpeggiando, verso l'ignoto oppure che si congiungono fra loro creando un cerchio di forza solidale, compatto, in cui ognuno è contemporaneamente se stesso e l'altro.

Un mondo appunto di anonimi che sempre di più perdono la loro identità per acquisire quella di una massa, ma proprio in ciò si disintegra la persona, l'individualità perde di consistenza nel mondo in cui si è costretti a vivere.

Nelle ultime opere, realizzate tra la fine del 2007 e l'inizio del 2008, diventa dominante questa tematica che si manifesta in un segno fluttuante, nervoso, solo di contorno degli uomini, la cui concretezza svanisce anche come folla, e il colore che li circonda si fa materico, lavico quasi come se essi fossero avviluppati dalle panie di una sostanza vischiosa, lucente, resa dall'artista con una tecnica incredibilmente innovativa e personale.

Le figure evanescenti, ormai solo silhouettes, sembrano agitarsi convulsamente senza una meta precisa, senza una speranza di liberazione: quì viene meno anche il senso della solidarietà e la tramatura della materia addensata sulla tela, prevale su tutto.

Piero Donatini si rende interprete del nostro tempo, di una realtà sempre più destabilizzante ove anche le masse perdono d'identita ed è sempre più difficile che possano ritrovarsi, a causa della frenesia di vivere valori sempre più pragmatici.

Illuminante in questo senso è un'opera in cui un terzo dello spazio inferiore della tela è occupato da una distesa di automobili che non lasciano respiro, una morsa claustrofobica, sovrastata da un cielo rovente, per ogni essere vivente che scompare in essa, vittima delle sue stesse ambizioni.

Sono curiosa di vedere che cosa ci proporrà di nuovo questo pittore nella sua prossima esposizione, lui così consapevole dell'involuzione dell'umanità, che ci svela attraverso il suo immaginifico e ci mette in guardia sottolineando comunque il dominio di una natura che se sfidata potrebbe divenire il deus ex machina della nostra fine!

Prof.ssa G. Gubellini

2007

[...] la mostra si presenta come uno spaccato impietoso dell'odierna società dei consumi, pervasa dalla cieca volontà di essere protagonisti a qualunque costo.

[...] le forme prendono corpo dietro una fitta nebbia. Un eco di astrattismo emana il gesto pittorico, la forza di alludere a un messaggio e non gridarlo, penetra ancor più lo spettatore che è reso partecipe di quella lenta danza annunciata dal tocco del pennello.

Commuove l'amore di un abbraccio, non descritto ma rivelato con tinte lievi e scure testimoni della propria presenza sulla tela...

Cecilia Gamberini (Corriere Romagna 24-10-2007 )


[...] è un'arte che parte dall'essenza stessa della quotidianità quella di Piero Donatini....

[...] spennellate di colore sulla tela, tonalità rosso che non manca mai, giallo, arancio....

[...] un'arte che raggiunge più facilmente i giovani, meno legati a schemi e tecnicismi, che vive nel nostro tempo e dal nostro tempo trae spunto e prende forme...

Emanuela Romito ( S. Marino Oggi 23-10-2007 )


momenti di vita quotidiana

Momenti di vita quotidiana (2009)

"Protagonisti" è il titolo della mostra dell'ultimo ciclo di quadri dell'artista Piero Donatini, in corso dal 6 al 26 ottobre a San Marino.

Quale è il senso di questo titolo?

Nei ventiquattro lavori proposti in mostra indago il mondo dell'oggi e del presente indubbiamente dominato dalla velocità, dalla fretta e dall'ansia del correre. Mi interesso a questi temi perchè sono un artista, un pittore che non si sottrae alle proprie responsabilità. Tutti vaghiamo alla rinfusa, presi dal caos del quotidiano: spesso sembra the ci sfuggano lo scopo o la meta. Mi interrogo, dunque, su questo girotondo umano che, tra le altre cose, si riferisce a un mio quadro realizzato quest'anno, presente in mostra.

Perchè "Protagonisti"?

Io vedo the tutti oggi viviamo con la smania di sentirci protagonisti, anche compiendo il gesto più semplice e segreto della nostra vita. Questo non mi piace per niente, ma nei miei quadri ho voluto esprimere forte positività.

Come ha trasmesso questo sentimento positivo? Attraverso l' uso del colore, per esempio?

Nel ciclo "Protagonisti" predomina il colore rosso. Sopra la tempera si muovono delle figure umane appena abbozzate, astratte. Gioco anche con il colore blu scuro e con il nero, per rimarcare le solitudini.

Che tipo di pittura è la sua?

Io mi considero al di fuori di ogni corrente pittorica, ma è innegabile the il mio riferimento sia l'astrattismo. Nel tempo ho superato ogni etichetta pur portando grande rispetto per tutta la pittura dal Trecento ai giorni nostri. Mi piace confondere con la forza del colore che materializza sulla tela 1'espressione più vera e pura dei miei sentimenti.

Intervista al Maestro Piero Donatini di Sabrina Camonchia (Giornalista de "Il Domani di Bologna") - Bologna, settembre 2007

2006

Colloquio con Piero Donatini - Terra del Sole, ottobre 2006

Uomo gioviale ed entusiasta Donatini è stato un ottimo anfitrione: poche semplici parole sono servite da introduzione alla sua opera che appare una rielaborazione concettuale del senso della vita e una interpretazione approfondita del mal de vivre del nostro tempo.

La sua pennellata romantica, l'uso significativo del colore che dalle tinte calde dei gialli e dei rossi passa in modo netto alla freddezza dei verdi e degli azzurri, causa nello spettatore un disagio visivo che coincide con la vibrazione dell'anima nel momento in cui carpisce l'essenza dell'artista.

Quello che Donatini dipinge è il chiaro riflesso di quello che pensa, è l'immagine del suo pensiero filosofico della vita, dell'umanità che continuamente vaga nella speranza di migliorarsi, infinitamente, un'umanità compatta che schiacciata dallo stress del mondo moderno e dalle metropoli alienanti deve trovare una via di fuga.

Fra gli inquietanti colori delle sue tele, che ricordano l'emozionante pittura del poeta inglese William Blake, si giunge a comprendere quale significato Piero Donatini dà alla storia: una linea retta dove l'umanità ha il compito di proseguire verso l'infinito (titolo per altro anche di uno dei quadri esposti) cercando di migliorare il passato e superare la crisi del presente: il fiume di persone con le quali egli firma sempre le sue opere, devono bucare la tela che ci intessono addosso e che ci ingabbia dentro alla cortina di fumo delle città occidentali, l'umanità deve sfuggire da questo status di inerzia e in "Oltre la ragnatela" si unisce nel tentativo di scappare.

La sua opera, intenssisima per contenuti, non va analizzata ma intuita, ci si deve lasciare trasportare in questo vortice di stati d'animo che affandono le loro radici nella preoccupazione del nostro tempo ma che offrono una soluzione positiva, una specie di fede nella soliderietà umana che porta a pensare alla poesia di Giacomo Leopardi, che ne "La Ginestra" lascia aperta agli uomini la possibilità di sfuggire all'infelicità attraverso l'unione delle loro forze.

I quadri esposti a Terra del Sole erano tutti di una forza straordinaria, lungi dal luogo comune e molto lontani dalla elaborazione formale dei contemporanei, mettendo in evidenza il grado di maturazione del pittore che è giunto a creare una sua personalissima forma di espressione che attinge al criterio dell'arte fine a se stessa, come atto liberatorio del proprio io ed equilibrio estetico fra tecnica, colore e contenuto.

Di particolare interesse è "Sete di vita", dove un alberello quasi secco trova la forza per rimanere vivo e, come mi spiega lo stesso Donatini, da lì cominciò tutto: la sua visione del mondo, la sua riflessione sul mondo e la grande forza della sua opera. Dalla semplice immagine della natura che lotta per continuare ad esistere il pittore elabora la sua idea di una umanità coesa, capace di intraprendere la sua lotta per l'esistenza, anche se gli spettri da combattere sono tanti e i problemi morali, quali l'etica o la religione continuamente mettono in crisi l'uomo moderno che solo grazie alla riflessione potrà trovare la forza ed il coraggio di andare avanti e migliorare il mondo.

Jenny Laghi - Terra del Sole, ottobre 2006


Donatini si esprime con olii su tela che non possono essere ammirati distrattamente.

Paesaggi interiori, questo è il titolo sotto cui l'artista ha raggruppato gran parte delle sue ultime opere e mai denominazione fu più corretta.

I suoi quadri possono suscitare emozioni, ma soprattutto nascondono dietro l'apparenza, un significato profondo anche se non immediatamente individuabile.

Un contrasto interiore che si evince dalle linee sottili, quasi accennate, dai colori sfumati, fa quel fondersi di tonalità armoniche che sottolineano caduta e ressurrezione in un intrinsecarsi di sentimenti intensi.

Gian Luca Bosi - I "Paesaggi interiori" di Piero Donatini. Pubblicato su Romagna Corriere del 29 settembre 2006

2005

Premio alla carriera al pittore Piero Donatini per le sue opere eseguite in maniera personale per la sua presenza nelle principali manifestazioni ove ha ricevuto premi e successo di critica e di pubblico per i suoi lavori apprezzati nel campo dei giovani e dei raffinati collezionisti.

Editrice Il Quadrato, Milano 3 marzo 2005


Piero Donatini - Paesaggi interiori.

Un quadro non va solo osservato ed ammirato. Deve invece suscitare in chi lo guarda delle sensazioni, dei pensieri, delle gioie, forse degli affanni che guidino l'osservatore lungo un percorso avente per meta un'autoanalisi interna dei propri sentimenti, delle proprie passioni e delle proprie paure.

Ecco allora che sarà stabilita tra autore e lettore una comunicazione, una corresponsione di pensieri e di sentimenti che è il vero scopo dell'arte, sotto qualunque forma essa si manifesti e senza la quale l'oggetto, l'opera, il quadro nello specifico, rimane solamente un elemento decorativo.

Tale funzione dell'arte è facilmente riscontrabile nelle opere pittoriche di Piero Donatini: Paesaggi interiori, appunto, visioni del mondo circostante, che nascono semplicemente naturalistiche, ma che subito, nei colori e nei materiali di Piero, diventano simboli evocanti stati d'animo e tensioni esacerbanti, che dall'animo dell'artista si concretano sulla tela e qui rimangono a disposizione dell'osservatore per una sua lettura/riflessione.

Certo che il punto d'arrivo di questi sarà certamente ben differente dal punto di partenza dell'artista, ma appunto in questo risiede la funzione primaria dell'arte.

I quadri di Donatini non sono facili e neanche gioiosi, richiedono attenzione e probabilmente sofferenza, come quella che prova chi sottopone il suo mondo d'affetti, ricordi, pulsioni ad una riconsiderazione interna.

Ma tale processo, tale esplorazione ed analisi di sentimenti e passioni, costituisce senz'altro la radice intima della pittura di Donatini e la ragione della sua netta differenziazione da molti altri artisti contemporanei.

Ettore Bianciardi, Bologna, ottobre 2005

1994

Donatini affronta i temi della ricerca fantasiosa nell'ambito degli "avvenimenti-momenti" della quotidianità per cui le composizioni si armonizzano con il passionale, e in confronto al visibile, con la insita preoccupazione di percepire o far percepire l'invisibile.

In altre parole se questa pittura ha intenti rappresentativi, essa indugia sul descrittivo in bilico fra l'emozione ed il tempo.

A Donatini, quindi, che nel piacere di scavare nell'inconscio trova la ragione di incontrarsi con la realtà va il merito di usare una sorta di vocabolario figurativo e segnico dove ogni proposta visiva attua una circostanza muovendosi fra sensibilità ed emotività entrambe scaturite da una maturità interiore.

In conclusione la sua pittura è un attento ed essenziale modo di percepire o recuperare - narrandolo figuramente - il grande continuo dialogo umano con quanto ci circonda.

E in questo presupposto si trova una costante tensione ad elevare la tematica e problematica umana attraverso il potere rivelatore che la pittura reca seco.

Antonio Caggiano, Ferrara 1994

1990

Certamente non si può ricercare nella pittura di Piero Donatini l'illustrazione della verità formale ma è pur sempre facile, in essa, scoprire l'essenza delle cose definita da accostamenti cromatici da un intreccio di linee, a volte, che si lasciano "leggere" in maniera completa.

Un pittore, insomma, che ha veramente qualcosa da dire, un pittore che non si affida alla fantasia o al recupero mnemonico, ma che indaga sulla realtà che lo circonda, che cerca di penetrare i misteri della sua giornata per conoscere il mondo e se stesso nella dimensione di quei compiti cui è destinato dalla sua sensibilità artistica.

Mauro Donini, Bologna 1990

1986

È come guardare un'anima.

E avvicinarsi ai sentimenti che in essa vengono alimentati, amalgamati, agitati o sopiti dall'impatto con la realtà degli uomini e la realtà della natura, dei nostri giorni.

Turbamento e quiete; interrogativi e certezze; punti fermi e orizzonti sfumati, inaccessibili, che sembrano allontanarsi e ritornare come fate Morgane, attraendo e risucchiando in nebbie di mistero e di oblio presenze che, nella loro essenzialità sono più leggibili e drammatiche di mille immagini figurative.

Nelle luci e nei colori delle opere di Piero Donatini - amico schivo e modesto, per il quale l'arte e un modo di essere - ci sono sogni mai disgiunti dalle problematiche della quotidianità speranze che non dimenticano le responsabilità incombenti su ciascuno e su tutti; attese e fermenti resi più urgenti e più aggressivi dall'importanza della posta da difendere e raggiungere: un valore, più valori primari ineludibili per la sopravvivenza dell' umanità Donatini non si nasconde dietro l'astratto ne si apre del tutto in forme troppo palesi: lascia spazio al "dialogo" con chi guarda, alla partecipazione - diciamo "attiva" - di chi si pone davanti alle sue opere in cerca di un rapporto spirituale e concettuale con l'Artista.

È un discorso intessuto su una trama unica, sottile, delicatissima, ma estremamente tenace e vittoriosa: la vita, l'amore per la vita, il desiderio o - come Egli stesso ha titolato un suo dipinto - la "sete di vita".

Ed è un'espressione di liberazione, un senso di libertà conquistata o riconquistata quello che viene trasmesso, come un messaggio, da tante opere di questo romagnolo-emiliano: dalle trafitture di decise, seppure filiformi, lance e dalle labirintiche essenziali strutture formali in primo piano, via via in lontananza, attraverso luminosità piene di respiro e potenza, attraverso dimensioni cromatiche sempre più espanse, si va verso l'assoluto, l'imperscrutabile, il divenire.

Paola E. Rubbi, Bologna, aprile 1986

1956

Piero Donatini è molto giovane e ha il grande merito, che è insieme la sua forza migliore, di accettare la sua giovinezza e di esprimerla nella propria arte con assoluta e candida fedeltà.

Non c'è in lui alcuna pretesa di apparire quel che non è, di appropriarsi formule e modi che ad altri siano stati suggeriti da una loro più evoluta, o almeno più scaltra, esperienza umana e artistica; non gli si può imputare il tentativo di forzare la propria visione delle cose per utilizzare reminiscenze di scuola o per cedere a suggestioni di cultura.

La sua pittura non conosce prestiti nè accatti. Vive, semplicemente, di ciò che Donatini è e sente.

Un giovane che ha qualcosa da dire, dunque, e sa già dirlo con un linguaggio che comunque si voglia apprezzare è totalmente suo, il guardare con interesse le sue opere d'oggi e l'attendere con fiducia quelle future non sarà in ogni caso, una generosa concessione da parte nostra, ma il meno che si possa dargli in cambio di ciò che egli ci offre.

Prof. Gino Regini